VIVERE CON UNA,TUTTE O NESSUNA “DIREZIONE ARTISTICA” ?
Dal genio di Leonardo da Vinci a Man Ray, da Giorgio Vasari a Camille Pissarro, da Mozart a Björk, la figura dell’artista poliedrico, colto, versatile ed eclettico, è rintracciabile in diversi testi storicizzati, in riviste per gli addetti ai lavori e nelle web pages.
Architetto, ingegnere, scenografo, musicista, cantante, attore, poeta, pittore, fotografo, performer, storico dell’arte. Vivere con una, tutte o nessuna “direzione artistica”? Come funzionano le cose? Ogni singola motivazione diventa convincente e credibile? In linea generale potrei anche essere d’accordo, soprattutto quando si parla di personaggi del calibro di da Vinci, ma mio malgrado ho qualche ri_elabor(azione) da fare.
Sono pochi gli artisti che generano un aumento esponenzialmente delle probabilità di riuscita proseguendo un discorso coerente, strutturato e unidirezionale. Nella maggior parte dei casi, dopo il fallimentare tentativo di scalare le vette che attendono la popolarità e un copioso guadagno, lo pseudo-artista si direziona rizomaticamente verso allegre nuove avventure.
A volte ho sentito dire che chi ha troppe passioni poi non ne realizza appieno neanche una. Ma mi pare che i nomi che hai fatto smentiscono questa diceria. 😉
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